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Dal mondo

Usa, focus sulle criptovalute.
In dichiarazione tutti i dati

E’ la prima informazione che il Fisco vuole conoscere di un contribuente dopo il nome e l'indirizzo

bitcoin

La stagione delle tasse è in pieno svolgimento negli States. Tante le novità ma quella che maggiormente colpisce è che per la prima volta, da quest'anno, la domanda iniziale che campeggia sul modulo 1040 standard (equivalente ai nostri modelli 730 e Redditi persone fisiche) recita la seguente richiesta: se "in qualsiasi momento durante il 2020 hai ricevuto, venduto, spostato, scambiato o altrimenti acquisito interessi finanziari in qualsiasi valuta virtuale" sei tenuto a riportarne il valore. 

Le monete virtuali in America
Da quest’anno, pertanto, il possesso delle criptovalute deve essere riportato in dichiarazione. Sotto il profilo meramente fiscale, negli States la criptovaluta è equiparata al possesso d’una proprietà e come accade per gli immobili va interamente e obbligatoriamente dichiarata e, in caso fosse acquistata a 100 e rivenduta a 150, sul plus valore determinato dalla vendita sarebbe applicato l’imposta sulle plusvalenze, la stessa applicata alle compravendite degli immobili. In realtà, si tratta d’una definizione normativa transitoria in mancanza d’una definizione più ampia e condivisa su cosa siano in effetti le valute virtuali, sulla loro natura e finalità. Una classificazione di comodo che però aiuta a monitorare, controllare e tassare le criptovalute.

Tesoro e Irs in pressing sulle valute virtuali 
In realtà, la stretta varata dalle Entrate statunitensi sulle criptovalute è stata anticipata da una medesima sterzata del Tesoro Usa. In sostanza, nel varo del "Rapporto sull'agenda della conformità fiscale nel piano per le famiglie americane", in pratica una relazione su tasse e famiglie, il Dipartimento aveva già precisato di avere i fari accesi sulle valute virtuali, cresciute in valore fino a 2 mila miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato. Criticità ampliata dal fatto che le criptovalute possono facilitare le attività illegali tra cui il riciclaggio di proventi illeciti e l'evasione fiscale. Per queste ragioni, nel Rapporto il Tesoro ha indicato la necessità di ridisegnare sotto il profilo normativo un nuovo regime di rendicontazione dei conti finanziari per gli individui, in modo da includervi anche le criptovalute possedute, scambiate e, in caso, utilizzate come servizio di pagamento dove accettate dai privati. Inoltre, come per le transazioni in contanti, il Tesoro ha espresso l’intenzione di introdurre l’obbligo di segnalazione anche per le aziende che ricevono criptovalute con un valore “equo” di mercato superiore a 10mila dollari. 
Naturalmente, in un tale contesto, una volta varata una normativa ad hoc, il controllo effettivo ed il monitoraggio dei flussi relativi alle valute virtuali spetterebbero in capo alle Entrate statunitensi e alla Sec, ovvero, l’autorità di controllo della Borsa Usa.

In che modo viene considerata la criptovaluta negli Stati Uniti? 
Come detto, eccetto la norma di prassi transitoria che riconosce le valute virtuali alla stregua d’una proprietà, le cose si complicano se si esce dal concetto generale e si entra nel dettaglio. Di seguito alcuni esempi. Per la Securities and Exchange Commission, SEC, la criptovaluta può essere vista come un titolo borsistico quindi si è tenuti a presentare una dichiarazione di registrazione per l'offerta d’un determinato token. Per la Commodity Futures Trading Commission, le criptovalute sono invece assimilabili a materie prime, ovvero, "Bitcoin e altre valute virtuali sono incluse nella definizione e correttamente definite come materie prime". Ma c'è ancora più confusione. La Financial Crimes Enforcement Network (FinCEN), un ufficio del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti che, tra le altre cose, raccoglie e analizza informazioni sulle transazioni finanziarie al fine di combattere il riciclaggio, il finanziamento del terrorismo e altri reati finanziari, considera le valute virtuali come denaro. 

Storia delle criptovalute in dichiarazione 
Le Entrate Usa hanno introdotto per la prima volta delle linee guida sul trattamento fiscale delle valute virtuali nel 2014, nell'avviso IRS 2014-21, con il quale si affermava, come già anticipato, che a fini fiscali federali, la valuta virtuale è trattata come proprietà, non come denaro, e che i principi fiscali generali applicabili alle transazioni immobiliari si applicano alle transazioni che utilizzano valuta virtuale. Pertanto, un contribuente che riceve valuta virtuale come pagamento per beni o servizi deve, nel calcolo del reddito lordo, includere il valore equo di mercato della valuta virtuale, misurato in dollari alla data in cui è stata ricevuta la valuta virtuale. 
Inoltre, se la valuta virtuale viene utilizzata per pagare un bene o altrimenti scambiata con altre proprietà, il contribuente ha un guadagno imponibile se il valore equo di mercato della proprietà ricevuta in cambio di valuta virtuale supera la base utilizzata come valore di scambio o vendita, cioè nel caso si registrasse una plusvalenza. Lo stesso avviso 2014-21 prevede però che la valuta virtuale ricevuta da un contraente indipendente per l'esecuzione di servizi costituisce reddito effettivo da lavoro autonomo ed è quindi soggetto alla segnalazione delle informazioni nella stessa misura di qualsiasi altro pagamento simile oltre ad essere soggetto a ritenuta alla fonte. 
In altre parole, ci sono molti modi in cui i contribuenti possono entrare in conflitto con le leggi fiscali quando si tratta di criptovaluta e proprio per questo l'Irs ha messo a fuoco la questione ponendola nella parte superiore del modulo 1040.

Operazione Tesoro Nascosto
L'IRS ha intrapreso da tempo passi diretti a smascherare l’evasione fiscale correlata all’uso di criptovalute.  L’Operation Hidden Treasure, annunciata durante una presentazione del 5 marzo 2021, si fonda sulla creazione d’una nuova unità investigativa composta da agenti formati nel monitoraggio delle criptovalute che si concentrano sui contribuenti che omettono il reddito proveniente da valute virtuali dalle loro dichiarazioni dei redditi. Un ufficio che in realtà si fonda su di una partnership tra due diversi uffici interni all’Irs, entrambi con un focus sulla frodi fiscali. Come mostra questo caso, l’Agenzia delle entrate americana è alla ricerca di ampie informazioni relative a coloro che sono impegnati in transazioni di criptovaluta e i detentori di registri di terze parti dovranno affrontare requisiti onerosi per produrre tali informazioni. 

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