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Dal mondo

Usa: l’erosione fiscale
batte l’evasione tributaria 2 a 1

La conclusione scaturita dalla analisi dei dati contenuti nell’ultima relazione dell’Ufficio del bilancio del Congresso

sede del congresso americano
Stupore, incredulità, sconcerto e al termine della giornata, inondata da decine di tavole statistiche diffuse dall’Ufficio Bilancio del Congresso Usa, un generale senso di disorientamento, innanzitutto contabile e, a seguire, politico. In pratica, scorrendo le conclusioni del CBO destinate alla Commissione bilancio del Senato che si occupa della Riforma fiscale, un numero balza agli occhi: 12mila miliardi di dollari. Una cifra apparentemente inspiegabile, soprattutto se ancorata sul lato delle spese e ancor peggio se spalmata sulla prossima decade, quella scelta dalla Casa Bianca per rivedere al ribasso il livello del deficit annuale. Peraltro, su questo punto la voce è stata comune: stop a queste spese ritenute, dalla stragrande maggioranza degli osservatori, dei tecnici e degli esperti, indifferentemente se Democratici o Repubblicani, del tutto “folle” e fuori controllo, cioè ingestibile sotto il profilo contabile. A questo punto, mentre i dati dello studio realizzato dal CBO si diffondevano surriscaldando le agenzie, un secondo fattore ha fatto la sua comparsa sulla scena del Senato, già piuttosto meravigliato, facendo sobbalzare 2/3 dell’Aula.
 
Sua Maestà l’erosione fiscale - I 12mila miliardi di dollari di spesa, solo in parte extra, non sono affatto riconducibili all’evasione fiscale né possono essere consegnati al fenomeno dell’elusione del Fisco e delle sue regole e istituti normativi. Al contrario, questa sommamonster, prossima all’80% del pil statunitense, rappresenta ciò che lo Stato federale verserà, nei prossimi dieci anni, a milioni di contribuenti in termini di generose deduzioni fiscali, detrazioni, crediti d’imposta ed esclusioni dal versamento di tasse e quant’altro. Insomma, i 12mila miliardi di dollari oggetto della querelle attuale equivalgono alla misura dell’erosione fiscale che scorre lungo i canali fiscali e tributari degli Stati Uniti, un Paese sulla carta no-social, almeno secondo la metrica costruita sullo Stato-sociale modello europeo, in realtà esageratamente social se si passa in rassegna ogni singola voce di spesa delle risorse nella disponibilità dello Stato federale, cioè di Washington.
 
E l’evasione? Sta a guardare – Mentre s’accende il dibattito sull’erosione fiscale, l’evasione rimane defilata, e passa in secondo piano. Infatti, secondo quanto ribadito dagli esperti e dai Consiglieri della Casa Bianca, se questi numeri venissero confermati, le spese complessive indirizzate a benefici fiscali d’ogni sorta risulterebbero superiori all’evasione che, con cadenza biennale, è stimata dall’Amministrazione finanziaria. In pratica, mentre il gap tra entrate fiscali attese e gettito effettivo risulterebbe pari, nei prossimi dieci anni, a circa 5-6mila dollari, la perdita di risorse dettate dall’erosione fiscale emergerebbe come il doppio della prima. E nel caso si aggiungesse anche l’elusione fiscale, le perdite complessive derivanti da questi due fenomeni equivarrebbero a quelle dettate dalla sola erosione. E non è tutto.
 
E i ricchi brindano – Ma il dato che ha alimentato un ulteriore getto sì, ma di meraviglia, è stato quello relativo ai contribuenti, per classi di reddito, destinatari effettivi del tesoro dell’erosione fiscale. Infatti, non sono le classi medio-basse, o semplicemente basse quelle che beneficeranno maggiormente della spesa destinata a deduzioni, detrazioni, agevolazioni, incentivi e esclusioni varie e variegate dal pagamento delle imposte. No. A giovarsi delle somme maggiori saranno i contribuenti che rientrano nella categoria dei contribuenti facoltosi, cioè con redditi superiori ai 500mila euro, e persino qualche milionario, per esempio sfruttando i benefici relativi ai capital gains, dividendi e investimenti. Quindi, a conti fatti il 20% della piramide sociale e reddituale che naviga verso il basso, cioè la base di questa piramide, avrà accesso a somme minori, sia in entità sia in numero. In conclusione, due le chiavi della prossima riforma del Fisco che si profilano: su di un lato tagliare e ridisegnare gli importi connessi a deduzioni, agevolazioni ed esclusioni dal pagamento delle imposte, con l’obiettivo di restringere l’applicazione di queste misure soltanto a contribuenti e famiglie con redditi medi o bassi. In altri termini, espellere dal profilo sociale del bilancio Usa i contribuenti facoltosi.
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