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Dal mondo

Usa, sono 60mila gli Italiani
che hanno vinto la crisi

Complice l’attività considerata più redditizia, secondo fonte Agenzia delle Entrate Usa, vale a dire quella finanziaria

Usa e finanza
Più di 58mila contribuenti, persone fisiche e aziende incluse, hanno ricevuto nell’anno nero della crisi, il 2009, denaro sonante dagli Stati Uniti. Il Report, con relativo identikit, tecnico-formale, dei superstiti italiani alla grande crisi, è stato elaborato recentemente, e diffuso in parte, dall’Amministrazione fiscale Usa, cioè dall’Irs. Una tavola statistica piuttosto complessa all’interno della quale sono ben evidenziati sia il nome, Italy, sia l’attività d’ogni singolo contribuente che vi compare registrato. E per finire il tesoretto transitato oltre atlantico, da Washington verso Roma. Una sorta di mini-legione contabile italiana, in prevalenza impegnata in territorio affaristico straniero, e che nonostante l’altalena decrescente di Wall Street e lo scivolone, verso il basso, dell’economia statunitense è comunque riuscita a riportare al sicuro nel Belpaese più di 2 miliardi di dollari, per l’esattezza 2.316.000.000. Certo, le somme non sono da mozzafiato, e difficilmente raffrontabili al Paese dei Paperoni e degli aspiranti tali. Naturalmente, la crisi ha rivestito un ruolo predominate.
 
Aziende, gestori e intermediari finanziari al top - Comunque, questi sono i numeri. In ordine, 53mila 197 sono i contribuenti individuali, persone fisiche per intenderci, che hanno visto giungere denaro sotto gli occhi della crisi, nel complesso 235milioni di dollari, nei loro salvadanai italiani. In cambio, il Fisco statunitense ha incassato quasi 11milioni di dollari di tributi prima di liberare le somme. Nelle tavole dell’Irs, infatti, sono riportati soltanto i numeri relativi a persone, o aziende, che abbiano comunque presentato conti in attivo, non in perdita. Il risultato è che un prelievo da parte del fisco Usa è stato invariabilmente applicato contestualmente al loro viaggio di ritorno con rotta sul Mediterraneo. Le società, rispetto ai contribuenti individuali, han presentato un incasso nettamente migliore. Sono 1.926 le imprese, 751milioni i dollari ricondotti in salvo sui bilanci e all’incirca 48 i milioni di dollari pagati in imposte e tasse.
 
Sorpresa, navigatori di Borsa al top tra quelli in territorio positivo - E non è finita. Potrebbe anzi sembrare un controsenso. Sul podio, infatti, la posizione di vertice è ad appannaggio di intermediari e gestori, soprattutto attivi nel settore finanziario e degli scambi di Borsa. Posizione questa, generalmente rivestita da vere e proprie aziende, extra-large ma anche mini e persino micro nel numero dei professionisti impegnati. In tutto, ne sono riportati 976 di questi intermediari e gestori, tutti esperti navigatori negli oceani delle transazioni mondiali, ma con profitti oltre il miliardo e una somma, pari a 7,5milioni di dollari, lasciata in pegno al Fisco. Un controsenso? E la crisi della finanza? E la Borsa che non s’è più liquefatta sotto le temperature indotte dall’impazzimento dei mercati? E soprattutto, chi sono i contribuenti italiani tanto fortunati da essersi comunque assicurati denaro contante da transazioni e rendite immobiliari riscosse e girate dai rispettivi intermediari? Questa è una questione del tutto fuori onda, quindi, irrilevante al senso del pezzo.
 
Occhio alle fonti - Scorrendo i dati statistici restano i dubbi e si solidificano le certezze. La prima è che le fonti principali da cui trae origine questo tesoretto sono, in gran parte, profitti derivanti da investimenti effettuati in territorio finanziario, quindi in Borsa. Il dubbio, invece, è questo. O chi s’è assicurato questo risultato aveva comunque immobilizzato somme senza fine, oppure, questo club d’intermediari e di gestori ha ben operato, anzi, di più. Su questa ipotesi in realtà s’accendono ulteriori interrogativi. Insomma, passiamo in rassegna le fonti da cui derivano i 2,3miliardi di tesoretto che ha dribblato la crisi. In ordine, 1miliardo e 360milioni di dollari sono interessi. A seguire, 464milioni sono dividendi, 112milioni sono royalty e, per finire, v’è anche spazio per qualche pensione, 105milioni.  Si tratta delle fonti maggiori di guadagno a cui si aggiungono altre voci che portano il risultato alla somma indicata. La parte da leone, negli interessi, è garantita dagli intermediari, mentre nelle royalty è appannaggio delle società. Pensioni e fondi sociali? Indovinate. Interamente destinati ai contribuenti individuali, al 100/100. Dunque, è un tesoretto derivante da attività principalmente finanziarie.
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