Bahamas e Saint Kitts and Nevis
fuori dalla lista nera Ue
Scendono a sette le giurisdizioni considerate non cooperative sotto il profilo fiscale da parte dell’Unione europea

A dicembre dell’anno scorso, erano 17 i Paesi che, a seguito del lavoro di revisione di decine di sistemi fiscali a opera del gruppo Ue sul Codice di condotta sulla tassazione delle imprese, erano rientrate nella lista nera pubblicata dall’Unione europea. Un lavoro che ha portato i suoi risultati se si considera che in meno di un anno il numero dei Paesi non collaborativi inseriti nella lista si è ridotto a sette. Oggi, infatti, nell’elenco figurano soltanto l’arcipelago delle isole Samoa americane, Guam, la Namibia, Palau, le isole Samoa, Trinidad and Tobago e le isole Vergini americane.
Vladislav Goranov, ministro delle finanze della Bulgaria, che detiene fino a fine giugno la presidenza del Consiglio ha dichiarato che “avere sempre meno giurisdizioni nella lista è la misura del successo di questo processo. Considerato che diverse giurisdizioni in giro per il mondo stanno lavorando per riformare le loro politiche fiscali, la nostra sfida per il resto dell’anno sarà verificare se gli impegni presi saranno rispettati”.
Per entrare nello specifico, Bahamas e Saint Kitts and Nevis sono, quindi, transitate dall’allegato uno all’allegato due, ossia nella lista grigia dove si trovano i Paesi che saranno tenuti sotto controllo da parte dell’Unione europea per verificare che gli impegni assunti per ovviare alle preoccupazioni dell’Ue siano effettivamente rispettati. Lo stesso processo ha interessato lo scorso gennaio Barbados, Grenada, Corea del Sud, Macao, Mongolia, Panama, Tunisia e Emirati Arabi Uniti. In ogni caso, l’elenco viene rivisto almeno una volta l’anno, mentre il codice di condotta sulla tassazione d’impresa può subire aggiornamenti in qualsiasi momento. Il codice mira a limitare la concorrenza fiscale dannosa e, nonostante non sia uno strumento giuridicamente vincolante, rappresenta un impegno preso dagli Stati membri per riesaminare, modificare o abolire le misure fiscali esistenti che contrastano con una leale concorrenza fiscale ed evitare che vengano introdotte misure di questo tipo in futuro.