Cile, in calo l’evasione Iva.
Nel 2017 a quota 19,95%
La riduzione dal gap è condizionata anche dall’adozione della fatturazione elettronica
Il ministro delle Finanze, in un’operazione mediatica sui generis, ha illustrato ai giornalisti il circolo virtuoso Iva – redditi davanti a un caffè nel Bar Nacional di Santiago del Cile, luogo scelto anche perché l’attività economica utilizza il sistema di fatturazione elettronica che, ha spiegato Larraín, ha notevolmente contribuito alla riduzione del tasso di evasione Iva. La fatturazione elettronica è stata introdotta nel Paese nel 2014 e da febbraio 2018 tutte le fatture, comprese quelle senza Iva e quelle che riguardano operazioni esenti, le note di credito, le note di debito, le fatture di acquisto e le liquidazioni devono essere emesse solo in formato elettronico, perché l’emissione su carta non ha più validità legale.
Le entrate statali quindi sono aumentate nel loro complesso: nel 2017 i maggiori introiti derivati dall’imposta sul reddito sono stati di 261 milioni di dollari, che, se sommati all’aumento delle entrate Iva, fanno salire a quota 457 milioni di dollari l’incremento rispetto al 2016. Questo positivo risultato, ha affermato il ministro, si inserisce in un processo graduale e continuativo che l’amministrazione fiscale cilena , il Servicios de Impuestos Internos (SII), sta conducendo da alcuni anni sul fronte della riscossione delle imposte. L’evasione Iva, infatti, dal 2014 al 2017 si è ridotta di quasi 3 punti percentuali, passando dal 23% al 19,95%, con una conseguente minore evasione Iva per 745 milioni di dollari e sui redditi di 940 milioni di dollari. In sintesi, rispetto al 2014, lo Sato cileno ha visto entrare nelle proprie casse 1 miliardo e 700 milioni in più rispetto al 2014.