Cile, per l’Ocse un fisco
sempre più capillare e green
Allo stato attuale, quasi il 76% dei contribuenti del Paese sudamericano non versa imposte

Per quanto riguarda i recenti tentativi di intervenire sulle condizioni economico sociali della popolazione, invece, l’Economic Survey 2018 dedicato al Cile promuove il lavoro dell'amministrazione uscente. Secondo i tecnici guidati dal segretario dell’Ocse Angel Gurrìa, infatti, le misure adottate per rendere la crescita più inclusiva vanno nella direzione auspicata. Per non sprecare i risultati ottenuti dalle politiche governative attuate finora, l’Ocse chiede ulteriori riforme volte ad aumentare la crescita della produttività, migliorare le competenze degli adulti e contrastare l’economia informale.
Il fisco come argine alle disuguaglianze
Vista la concentrazione del reddito nella mani delle fasce sociali più abbienti e la poco equa distribuzione della ricchezza, per l’Ocse bisogna fare di più, per esempio ricorrere alla leva fiscale per fare fronte agli elevati tassi di disuguaglianza.
La riforma fiscale del 2014 è un buon punto di partenza. Resta però un nodo irrisolto, quello relativo all’apporto dell'imposta sul reddito personale alle casse dello Stato. Per l’Ocse, in pratica, l’Irpef cilena non fornisce abbastanza gettito. Questo problema, suggerisce l’organizzazione, potrebbe essere risolto allargando la base imponibile. Del resto, allo stato attuale quasi il 76% dei contribuenti non versa imposte e l'aliquota massima si applica solo a livelli di reddito molto elevati.
Tra le varie ipotesi prese in considerazione dal rapporto per finanziare l'aumento della spesa sociale figurano l’innalzamento delle imposte sul patrimonio e la riduzione degli scaglioni minimi dell’imposta sul reddito delle persone fisiche.
Il rafforzamento delle imposte green, a partire dalla carbon tax introdotta nel 2017, farebbe la sua parte nell’incentivare il benessere sociale e lo sviluppo sostenibile. Per questo l’organizzazione di Parigi caldeggia anche l’aumento delle tasse sui carburanti, per portarle a coprire almeno una parte dei costi esternalizzati dal ricorso a benzina e diesel da parte di industria e consumatori. Le stime dell’Ocse dicono che l’insieme di questi interventi normativi, se attuati, porterebbero a un ulteriore aumento delle entrate erariali pari all'1,3% del Pil e permetterebbero di finanziare ulteriori programmi della spesa sociale.