Cina, green tax al primo tagliando.
Più riscossione, minori emissioni
Le autorità di Pechino hanno stilato il bilancio dei sei mesi di vita della nuova imposta
In particolare, le autorità cinesi hanno registrato l’incasso di un +22,1% (corrispondente a 1,75 miliardi di yuan) rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, quando era in vigore la preesistente imposta sugli agenti inquinanti. Le entrate maggiori sono arrivate dall’industria pesante, del cemento e petrolchimico e dalle centrali termoelettriche. La “green tax”, da cui sono esclusi i semplici cittadini, viene pagata dalle imprese private e dai soggetti pubblici che rilasciano nell’ambiente sostanze inquinanti tramite l’autocertificazione, da parte degli operatori, delle quantità e delle tipologie di elementi inquinanti prodotti. Rientrano nell’imposizione le emissioni nocive nell’aria, gli scarichi nelle acque, i rifiuti nel suolo e l’inquinamento acustico.
Le buone notizie sulla protezione ambientale
L’altro dato emerso è il calo, rispetto agli stessi mesi del 2017, delle emissioni nell’aria e degli scarichi inquinanti nelle acque, dichiarati dagli stessi operatori nelle comunicazioni periodiche con le quali viene effettuato il calcolo dell’imposta dovuta, dati che, secondo la nuova procedura prevista, saranno incrociati con i livelli riscontrati dai controlli ambientali delle autorità.
Le buone notizie sul fronte fiscale fanno il paio con gli ultimi numeri rilasciati dal Ministero dell’Ecologia e dell’Ambiente sull’inquinamento atmosferico, secondo cui 338 città monitorate nel Paese hanno migliorato la propria qualità dell’aria rispetto all’anno scorso per quasi tutti i giorni di luglio.
Secondo le autorità cinesi, a funzionare particolarmente sembrano essere i premi e gli incentivi riconosciuti a chi investe in tecnologie ecologiche e il sistema integrato della “green tax”, che a partire dalle autocertificazioni degli agenti inquinanti da parte degli operatori, prevede un lavoro coordinato tra i controlli sulla riscossione da parte delle autorità fiscali e la verifica delle emissioni da parte degli organi adibiti alla protezione ambientale. Su quest’ultimo fronte, proprio il Ministero dell’Ecologia e dell’Ambiente ha annunciato in estate un piano triennale di miglioramento del sistema di monitoraggio ambientale e pene sia per gli operatori che per le autorità locali in caso di falsificazione delle rilevazioni.