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Ocse: ok alla firma dell’MCAA
da parte di sei nuovi Stati

A 39 le adesioni con le new entry di Canada, Islanda, India, Israele, Nuova Zelanda e Cina

accordo MCAA
Prosegue il cammino verso la prima e sostanziale riforma delle regole di fiscalità internazionale  in materia di trasparenza, che si pone l’obiettivo di ricondurre l’imposizione dei profitti delle imprese multinazionali nei Paesi in cui le attività hanno luogo e dove il valore aggiunto è effettivamente creato, così da rendere inefficaci le strategie di erosione della base imponibile e di traslazione dei profitti, rese possibili da regole obsolete e dallo scarso coordinamento tra i diversi ordinamenti fiscali nazionali.
 
È in quest’ottica che deve leggersi la firma, avvenuta a Pechino nei giorni scorsi da parte di sei nuovi Paesi, dell’accordo per lo scambio automatico di informazioni in materia fiscale sulla base del sistema country by country reporting, il cd. “Multilateral Competent Authority Agreement On The Exchange Of Country-By-Country Reports” (o CbC MCAA).
I nuovi Paesi firmatari sono Canada, Islanda, India, Israele, Nuova Zelanda e Cina, che portano ad oggi il numero totale degli aderenti all’accordo a 39.
In base all’accordo, le autorità competenti dei Paesi firmatari dovranno scambiare con cadenza annuale, a livello bilaterale e  in maniera automatica, alcune informazioni riguardo alle attività effettuate e agli utili realizzati all’estero da parte di società facenti parte di un gruppo multinazionale.
 
La condivisone automatica dei dati rientra nell’ambito di operatività del Progetto Base erosion and profit shifting varato dall’OCSE e dai Governatori delle Banche Centrali del G20, che prevede 15 aree di azione, cd. Actions,  per contrastare l’evasione fiscale internazionale.
Il progetto si pone anche l’obiettivo di riformare il quadro fiscale internazionale al fine di garantire che i profitti siano tassati nel Paese in cui le attività economiche sono effettivamente svolte, evitando la loro indebita traslazione (profit shifting) da Paesi ad alta imposizione a Paesi a tassazione nulla o ridotta, attraverso l’insieme di strategie di natura fiscale che alcune imprese multinazionali pongono in essere per erodere la base imponibile (base erosion) e dunque sottrarre imposte al fisco nazionale.
 
Il Progetto BEPS assume notevole importanza anche dal punto di vista della salvaguardia dei Paesi in via di sviluppo, in ragione della loro forte dipendenza dagli introiti derivanti dalle imposte sul reddito delle società, soprattutto multinazionali.
In particolare l’Action 13 prevede il meccanismo denominato appunto Country by Country (CbC) Report, che consentirà di garantire alle Amministrazioni fiscali dei Paesi aderenti di conoscere come le imprese multinazionali strutturano le loro operazioni a livello globale, al contempo rispettando e salvaguardando la riservatezza di tali operazioni.
In tale ambito, le imprese multinazionali saranno obbligate a fornire ogni anno le informazioni aggregate rilevanti, separatamente per ogni giurisdizione con riferimento ai Paesi nei quali esse operano, sui redditi conseguiti e sulle imposte pagate, oltre ad altri specifici indicatori predefiniti sulla localizzazione delle attività economiche esercitate all’interno del gruppo multinazionale.
 
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