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Shanghai 2010 e prospettive export del made in Italy

L'Expo di maggio rappresenta una ulteriore opportunità per le aziende

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Il segno positivo che l'export italiano ha registrato nell'ultimo periodo dell'anno appena trascorso è significativo della qualità dell'industria italiana, in particolare delle Pmi, che sono la vera ossatura industriale del Paese. Anche le percentuali superiori alla media degli altri Paesi dell'Unione europea ne sono la conferma. Che la quota dell'export sarebbe stata maggiore sui mercati extraeuropei, in particolare verso la Cina, non rappresenta una novità, era un dato scontato considerato il ruolo economico assunto, con maggior vigore proprio durante la crisi, dal gigante asiatico.

Le proiezioni di crescita in Cina
Le prospettive del mercato cinese, considerando le criticità che sta vivendo l'area Ue, soprattutto sul fronte dei debiti sovrani, necessari per evitare il collasso e nonostante il recente apprezzamento del dollaro sull'euro che potrebbe favorire il made in Italy verso il mercato statunitense, sono forse il miglior indicatore a cui legare le proiezioni di crescita delle aziende italiane.

La Cina tra investimenti e opportunità di mercato
Queste prospettive devono essere lette anche sulla base del recente documento pubblicato dal governo cinese per il 2010 che prevede grandi investimenti. L'obiettivo è di rendere più omogeneo lo sviluppo tra centri urbani e zone rurali e gli investimenti potrebbero premiare proprio quei settori industriali italiani che hanno recentemente incrementato le quote di export.  
Ulteriore impulso all'imponente programma di investimenti varato dal governo cinese arriva dai lavori necessari per realizzare e le infrastrutture necessarie per realizzare l'Expo di Shanghai. La manifestazione, che sarà inaugurata il 1° maggio 2010, rappresenta una duplice opportunità per le imprese italiane, una grande opportunità di mercato e una opportunità mediatica per il rilievo della manifestazione.

La buona dinamica del tessuto industriale italiano
I dati sull'export italiano pubblicati in questi giorni evidenziano con chiarezza due elementi. Il primo è che l'export ancora riflette la fase congiunturale negativa, il secondo, la buona dinamica del tessuto industriale italiano. Il calo dell'export subito dal made in Italy è incontrovertibile, come lo sono le differenze che emergono confrontando le percentuali di riferimento con quelle di altri Stati membri dell'Unione europea. È bene ricorrere nella valutazione dei flussi commerciali al 1970 per le serie storiche, ma è doveroso contestualizzare i dati in esame, in quanto all'epoca era tutto diverso, l'economia non era globalizzata, il commercio mondiale non era quello che conosciamo oggi ma soprattutto i caratteri della crisi economica attuale sono più vicini, per dimensioni e vastità, a quella 1929 che alla crisi petrolifera degli anni 70.

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