Ue: ok a un sistema fiscale
con base imponibile comune

Il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, ha lanciato un monito su un sistema fiscale comunitario che vada verso una base imponibile comune. Bisogna andare verso l'armonizzazione del sistema fiscale. Ad oggi è possibile riscontrare come il mercato interno presenta notevoli lacune nel campo della tassazione delle imprese, come lo stesso Juncker ha ribadito nel suo discorso di apertura agli eurodeputati: "Abbiamo bisogno di una migliore comprensione di come le multinazionali si comportano e come fanno uso delle differenze tra paesi. Bisognerebbe creare un certo ordine! La lotta contro la frode, l'evasione e l’elusione fiscale sono tra le prime dieci priorità della Commissione.

L'attuale sistema di norme fiscali aziendali è inadatto allo scopo e non equo.” Allo stato di fatto alcune aziende comunitarie sopperiscono a regole fiscali non Ue quando operano fuori dei confini comunitari, mentre altrettanto non avviene per le multinazionali che vengo ad operare nel mercato interno UE che riescono a districarsi dietro la normativa fiscale dei vari paesi membri. Al riguardo la Commissione già da tempo lavora per garantire una certa parità di trattamento, ma occorre, ribadisce il presidente Juncker, giungere ad una base  imponibile comune per centrare a pieno l’obiettivo della parità di trattamento fiscale tra aziende comunitarie e multinazionali. Sarebbe necessario che ogni volta che un’impresa voglia operare nel mercato comune europeo, partissero le dovute verifiche fiscali (Bernd Lucke (ECR, DE).

Il commissario Pierre Moscovici ha spiegato che, come il signor Junker, è a favore di una comune base imponibile consolidata, ma che questo richiede un approccio step-by-step: dovremmo iniziare con la base imponibile comune per poi, in una seconda fase, provare con il consolidamento delle legislazioni, ha detto ai deputati.
Invece, sulla possibilità di introdurre a livello di singolo Paese un report obbligatorio per le aziende multinazionali, lo stesso Moscovici ha sottolineato come occorra cautela e come bisognerebbe aspettare i risultati di una consultazione pubblica e possibilmente effettuare uno studio d'impatto prima. Un’altra reticenza è legata ai limiti sulla possibilità di condividere maggiori informazioni di natura fiscale con il Parlamento europeo.