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Abruzzo

A L’Aquila un convegno sul rientro di capitali dall’estero

La voluntary disclosure sotto i riflettori: tra i relatori anche il direttore centrale Accertamento delle Entrate, Aldo Polito

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E’ stata la voluntary disclosure  il tema del seminario di approfondimento tenutosi martedì 5 maggio presso la sede della direzione regionale dell’Abruzzo dell’Agenzia delle Entrate.
Voci autorevoli si sono espresse sulla nuova procedura di collaborazione volontaria per l’emersione e il rientro di capitali detenuti all’estero, offrendo importanti spunti di riflessione frutto delle rispettive esperienze professionali.

“La procedura di voluntary disclosure – afferma in apertura il direttore regionale, Federico Monaco -  si pone come la conclusione di un percorso avviato da numerosi Stati nella prospettiva dell’eliminazione o, comunque, della limitazione del segreto bancario. Informata ai principi della nominatività, della trasparenza e della spontaneità, in contrapposizione all’anonimato e alla riservatezza dei rapporti che caratterizzavano le precedenti esperienze di condono fiscale, la voluntary disclosure rappresenta un modello avanzato di cooperative compliance, un sistema di emersione figlio dei tempi attuali”.
L’intervento di Fabrizio Acerbis del network PricewaterhouseCoopers offre ai presenti una trattazione ad ampio respiro della voluntary disclosure come “fenomeno marcatamente internazionale”.
“E’ con il summit di Londra 2009 – dichiara Acerbis - che si afferma per la prima volta in modo chiaro  l’importanza dello scambio di informazioni tra gli Stati per contrastare l’evasione fiscale internazionale; dal 2009 in avanti gli interventi normativi si sono moltiplicati e i programmi di voluntary disclosure, ispirati alla spontaneità, veridicità, completezza delle informazioni, si sono notevolmente incrementati”.
Attraverso una panoramica sulle principali esperienze europee di emersione collaborativa, Acerbis delinea gli aspetti distintivi di ciascuna, ma anche i tratti comuni.
Ogni esperienza internazionale di voluntary disclosure – dichiara a conclusione del suo intervento - si caratterizza per essere un processo faticoso per tutti i soggetti coinvolti: coloro che intendono aderire,  i professionisti che intervengono nella procedura e gli uffici della Pubblica amministrazione. Per questo, il successo o l’insuccesso della procedura di emersione va valutato, non solo sotto l’aspetto del gettito che permette di realizzare, ma anche sotto quello dello sforzo collettivo richiesto, inteso come sforzo economico in capo ai vari soggetti coinvolti e, da ultimo, in capo alla collettività”.

I profili giuridici della voluntary disclosure internazionale e interna sono stati i temi affrontati da Lorenzo del Federico, dell’università degli studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara, e da Massimo Basilavecchia, dell’università degli studi di Teramo.
Partendo dalla circolare n. 10/E del 13 marzo 2015 dell’Agenzia delle Entrate, sono stati analizzati i requisiti soggettivi e oggettivi per accedere alla procedura, le cause ostative all’accesso, le analogie e le diversità con il riformato istituto del ravvedimento operoso, casi pratici di interposizione fittizia nell’intestazione degli asset, gli elementi di contatto e di differenza tra la procedura internazionale e quella nazionale.
A seguire l’intervento di Ermando Bozza, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Lanciano.
I professionisti – afferma Bozza – plaudono all’uscita dalla logica diseducativa dei condoni e accolgono favorevolmente il clima collaborativo, di lealtà e di fiducia reciproca tra Fisco e contribuente che è la vera chiave di successo della voluntary”.
Il ruolo che il professionista ha in questa nuova procedura – continua – è un ruolo centrale, che non  deve esaurirsi nell’informare il contribuente dell’esistenza della voluntary disclosure, ma deve soprattutto palesargli tutti gli effetti che la voluntary potrà avere sulla sua posizione; in primis, che non si tratta di condono”.
Molto atteso il contributo offerto dal sostituto procuratore della Repubblica di L’Aquila, Antonietta Picardi.
Suo è stato il compito dell’inquadramento giuridico del nuovo reato di autoriciclaggio oltre a interessanti spunti di riflessione sulle implicazioni della natura confessoria della voluntary nell’ambito del processo tributario.
 
Le conclusioni del seminario sono state affidate al direttore centrale Accertamento dell’Agenzia delle Entrate, Aldo Polito. Ribaditi alcuni concetti chiave espressi dai relatori che lo hanno preceduto, il direttore Polito si sofferma sull’occasione irripetibile che la procedura di collaborazione volontaria rappresenta per gli stessi Paesi che hanno scelto la via della collaborazione.

“Lo scambio di informazionidichiara Politoè utile soprattutto ai Paesi stessi, i quali non hanno più interesse a essere considerati “Stati canaglia” in un contesto economico e sociale in cui la stagione dei paradisi fiscali è ormai inevitabilmente avviata verso la sua fine”.
Grazie a strumenti come la voluntary continua il direttoreevadere è diventato non solo più complicato ma anche più “costoso”; la maggiore complessità inevitabilmente comporta una maggiore onerosità. Per questo motivo, se diventa antieconomico evadere si è portati a evadere necessariamente di meno”. Rassicurazioni sono state fornite in merito alle comunicazioni da effettuare all’autorità giudiziaria a conclusione della procedura di collaborazione
Inoltreconclude Aldo Polito, riprendendo il concetto espresso dal direttore regionale in apertura dei lavori  -  la condivisione di un tracciato comune per lo scambio automatico di informazioni tra Stati, renderà le informazioni esponenzialmente più efficaci, utilizzabili e standardizzate, configurandole come un vero ed evoluto strumento di compliance”.
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