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Emilia Romagna

Emilia: decolla l'intesafra Entrate e Comuni

Bilancio positivo, ma non per gli evasori: ben 11 milioni di euro accertati, 3 milioni già riscossi

Oltre 7mila segnalazioni di sospetta evasione inviate dai Comuni dell'Emilia Romagna contro le 1.866 al 31 dicembre 2009, 1.400 accertamenti effettuati dall’Agenzia delle Entrate rispetto ai 364 della rilevazione precedente, ma soprattutto un’evasione scoperta di 11,5 milioni di euro (contro 1,33 milioni). Di questi 3 milioni già restituiti alle casse dell’erario, con un incremento-record rispetto ai 63mila euro del dicembre 2009.

Questi i numeri dell’alleanza tra Agenzia delle Entrate e Comuni in Emilia-Romagna, entrata nella fase operativa nel luglio 2009. Nei diciotto mesi trascorsi la fetta dei Comuni che hanno aderito al Protocollo di intesa tra Agenzia e ANCI si è progressivamente allargata, fino a raggiungere quota 214 su un totale di 348 (61%). In termini di popolazione, l’adesione al patto anti-evasione è ancora più significativa: solo il 16% della popolazione emiliano-romagnola è ancora fuori dallo sguardo incrociato dei funzionari comunali e degli 007 del fisco.
 
Chi segnala. La “mappa dell’evasione” disegnata da Agenzia delle Entrate e Comuni vede la maggiore concentrazione di segnalazioni nelle province di Bologna (1.665), Modena (1.556) e Ravenna (942). Nella classifica per Comune, il municipio-leader è Bologna (956 segnalazioni), che precede Ponte dall’Olio (558), Rimini (475) e Cesena (442). È ancora Bologna a guidare la graduatoria delle segnalazioni più proficue, con una maggiore imposta accertata di 3,1 milioni di euro – a dicembre 2009 il “bottino” scoperto non arrivava a 100mila euro. Seguono Ferrara (914mila euro di maggiore imposta accertata grazie a 132 segnalazioni, con una media di 6mila euro per segnalazione) e Mirandola (828mila euro, 327 segnalazioni). A livello provinciale, l’evasione scoperta si concentra nelle province di Bologna (4 milioni di euro), Modena (3,1 milioni) e Forlì-Cesena (1,1 milioni).
 
Cosa e quanto. Il settore a maggiore rischio di evasione, secondo quanto emerge dalle segnalazioni dei Comuni, è la “proprietà edilizia e patrimonio immobiliare”: il 68% delle segnalazioni riguarda infatti rendite catastali e affitti non dichiarati, per una maggiore imposta accertata di 1,5 milioni di euro. Auto di lusso, abitazioni di pregio, in generale uno stile di vita in palese contrasto con il reddito dichiarato, sono invece gli elementi che hanno dato il là a un migliaio di segnalazioni (14% del totale): una quota minoritaria che ha consentito però di scoprire un’evasione complessiva di 4 milioni di euro. Ancora più notevole la performance registrata nel settore “urbanistica e territorio” che - a fronte di una percentuale di segnalazioni ridotta (11%) -  fa segnare la maggiore imposta accertata più elevata: 5,2 milioni di euro evasi attraverso operazioni di speculazione edilizia. Enti non commerciali che svolgono attività lucrative, professionisti privi di partita Iva e residenze fittizie all’estero sono oggetto del restante 6% di segnalazioni, con una maggiore imposta accertata pari a 830mila euro.
 
Cosa entra in cassa. Le somme riscosse grazie alla collaborazione tra Comuni e Agenzia delle Entrate ammontano a 3,1 milioni di euro, contro i 63mila euro del dicembre 2009. Anche in questo caso, i settori più redditizi si rivelano quelli di “urbanista e territorio” (1,6 milioni di euro riscossi, 53% del totale) e “beni indicativi di capacità contributiva” (1,1 milioni, 36%). Per quanto riguarda la distribuzione territoriale, le segnalazioni provenienti da Bologna (1 milione di euro), Cesena (600mila euro) e Soliera (450mila euro) hanno fruttato gli incassi più consistenti.
 
Alcune storie di evasione. Variegato come sempre il profilo degli evasori. C’è chi si “limita” a non inserire i redditi in dichiarazione e chi si nasconde dietro la veste degli Enti non commerciali per svolgere attività commerciali completamente in nero, come il circolo culturale di Ferrara che si trasformava in un apprezzato ristorante.
Tra gli altri, si distingue il caso di un bolognese proprietario di otto fabbricati e di numerosi terreni, che a partire dal 2002 non ha più presentato la dichiarazione dei redditi: insieme alla dichiarazione, sono scomparsi anche i 250mila euro accertati da canoni di locazione non dichiarati. Nella Bologna La Grassa la passione per la cucina ha portato sotto la lente del fisco anche una scuola di cucina, ufficialmente dedita alla “diffusione della cultura eno-gastronomica”, che oltre ai corrispettivi per le singole lezioni (sulla carta 5 euro, in realtà dai 40 ai 60) svolgeva anche attività di catering: l’importo complessivo recuperato a tassazione è di 136mila euro.
Infine, sempre nel capoluogo, gli 007 dell’Agenzia delle Entrate, grazie a una segnalazione del Comune, hanno scoperto un altro baby parking che, sotto le mentite spoglie di associazione sportiva dilettantistica, forniva i servizi di asili nido senza le necessarie autorizzazioni e totalmente in nero.
 
Dichiarazione del Direttore Regionale dell’Emilia-Romagna. In attesa del varo definitivo del federalismo fiscale – dichiara il Direttore Regionale, Antonino Gentile - i dati sulla collaborazione tra Agenzia delle Entrate e Comuni in Emilia-Romagna dimostrano che la strada giusta è quella della forte e leale collaborazione degli enti impositori nel governo del territorio fiscale. Le risorse necessarie per fronteggiare le spese pubbliche e per lo sviluppo devono prioritariamente provenire dal recupero dell’evasione. Il D.L. 203 del 2005, che prevede come meccanismo premiale il riconoscimento del 33% del riscosso sui tributi evasi per i Comuni che partecipano all’accertamento, va nella direzione di un federalismo fiscale che significa assunzione di responsabilità e rinnovata capacità amministrativa degli enti locali. L’alleanza anti-evasione tra Agenzia e Comuni, se accompagnata da un impegno costante, dall’individuazione di percorsi di indagine puntuali e da una cooperazione vera, può dare i suoi frutti. Lo dimostrano i dati dell’Emilia-Romagna”.

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