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Puglia

Bari, confronto aperto sul federalismo fiscale

Nel capoluogo pugliese esperti a convegno su come migliorare la dinamica finanziaria locale

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Nel dibattito sulla spending review c’è posto anche per il federalismo fiscale. L’argomento torna di rilevante attualità, mentre si discute di efficienza della spesa pubblica e l’Università di Bari, in collaborazione con la Regione Puglia, ha colto al volo l’occasione per riunire intorno allo stesso tavolo gli esperti della materia. Cornice dell’incontro di studio è stata la sala degli Affreschi dell’Ateneo barese dove si è tenuto, venerdì 6 luglio, il convegno dal titolo “Federalismo fiscale: evoluzione e prospettive”.

La giornata ha avuto inizio con i saluti delle autorità: il rappresentante del rettore Corrado Petrocelli ha dichiarato l’orientamento dell’istituzione universitaria a fare da vivaio per la coltivazione di talenti nel campo della fiscalità, in grado di portare la loro competenza al servizio degli enti locali. L’assessore regionale al Bilancio, Michele Pelillo, ha tracciato il percorso evolutivo seguito dalla Regione per quanto riguarda la dinamica finanziaria. “Abbiamo fatto tanti passi avanti negli ultimi anni e non intendiamo tirarci indietro di fronte alla sfida della responsabilità”, ha dichiarato l’assessore. A formulare il saluto dell’Agenzia delle Entrate, è intervenuto il direttore regionale, Aldo Polito, sul tema della cooperazione inter-amministrativa. “Ricerchiamo la sinergia con gli enti territoriali e abbiamo già stabilito partnership significative in tutta la regione” , ha spiegato il direttore richiamando, poi, l’attenzione sul dovere delle istituzioni di semplificare e offrire al cittadino un’interfaccia unica della macchina amministrativa. La tesi di Polito ha trovato concorde Maria Teresa Morelli, presidente dei Giovani Commercialisti ed Esperti Contabili del distretto barese.  La rappresentante dei professionisti ha invocato, infatti, analisi della spesa ed efficienza di gestione dei conti, da perseguire anche mediante la collaborazione tra pubblico e privato.
Giunto il momento delle relazioni, con il coordinamento del direttore della Gazzetta del Mezzogiorno, Giuseppe De Tomaso, ha preso la parola il professor Franco Gallo, vice-presidente della Corte Costituzionale e ministro delle Finanze nel Governo Ciampi. La lunga militanza nelle istituzioni è, tra gli altri, l’elemento sul quale il professore ha basato la sua analisi del percorso evolutivo del federalismo italiano. “Il federalismo non si è mai realizzato perché esso presuppone il potere di stabilire tributi propri da parte dei diversi livelli di governo. In Italia, fino ad oggi, questo aspetto è mancato per ragioni riconducibili in parte al contesto nazionale, in parte alla responsabilità degli stessi enti locali”.

L’argomentazione di Gallo è stata ripresa dal professor Antonio Uricchio, preside della facoltà di Giurisprudenza presso il polo di Taranto. Il docente ha illustrato il percorso ad ostacoli del federalismo fiscale, giungendo a concludere che la crisi fiscale dello Stato impone di ripensare oggi la prospettiva del federalismo, per imprimere un nuovo e credibile orientamento all’attuazione della riforma.
Nel merito dei meccanismi previsti dalla legge delega n.42/2009 è entrato il professor Ernesto Longobardi, professore ordinario di Scienza delle Finanze all’Università di Bari. Dalla spesa storica al criterio dei fabbisogni standard, il docente ha descritto il lavoro che il nostro Paese ha realizzato negli ultimi anni nella direzione di quantificare la spesa ottimale e programmare le azioni conseguenti. Longobardi ha formulato, inoltre, note critiche sulla progressiva stratificazione di norme in materia di razionalizzazione della spesa pubblica e ha auspicato un’operazione di pulizia e raccordo tra la legislazione del 2009 e quella approvata fino ad oggi.
Il tema della spesa è stato, quindi, approfondito con sguardo ai meccanismi di controllo nella relazione di Francesco Lorusso, procuratore regionale della Corte dei Conti. Il magistrato ha svolto un excursus sulla storia delle autonomie e ne ha messo in luce i limiti riconducibili più ad un modello di coordinamento che ad uno di vero e proprio decentramento amministrativo. Lorusso ha formulato anche una riflessione intorno all’esigenza di rivedere la prassi dei controlli, nel contesto delle responsabilità che legano ormai il Paese agli accordi comunitari.

Marco Di Capua, direttore vicario dell’Agenzia delle Entrate, ha osservato che il Fisco rappresenta una parte del tutto, nel discorso sul finanziamento della spesa pubblica e non si deve cedere alla tentazione di vedere nella fiscalità la soluzione a tutti i problemi. Il contributo che l’Amministrazione finanziaria può dare è limitato al presidio e alla gestione dei tributi e, a proposito di questo punto specifico, il direttore ha posto enfasi sugli aspetti di natura sociologico-comportamentale connessi al servizio che l’apparato rende al cittadino: “La frammentazione della macchina impositiva impatta negativamente sui contribuenti e stimola reazioni di intolleranza fiscale, tanto più in una fase delicata come quella che viviamo. Il federalismo fiscale, allora, può sicuramente contribuire a stemperare le tensioni, purché si ponga cura nel servizio e si mettano in primo piano i bisogni delle persone”.
Il punto di vista dei professionisti della consulenza fiscale è stato articolato da Sandro Spella, commercialista in Pescara, che ha proposto considerazioni sull’effettiva capacità degli enti locali di gestire i vincoli del Patto di Stabilità e ha prospettato l’esigenza di avvalersi dei professionisti per assicurare un risultato adeguato alle aspettative e in linea con i parametri di correttezza tecnica previsti dalle norme comunitarie.

Il convegno si è avviato a conclusione con la relazione di Marta Basile, dirigente del Servizio Finanze della Regione Puglia. Basile ha espresso delusione per le modalità di attuazione del federalismo, nella parte riferita ai tributi propri, e ha formulato l’auspicio che l’autonomia finanziaria delle Regioni, così come prevista nel titolo V della Costituzione riformata nel 2001, possa trovare tecnici capaci negli enti locali, formati ad assumere le responsabilità e conseguire gli obiettivi assegnati alle politiche di spesa.

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