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Trento

Le Entrate di Trento scoprono una frode di oltre 44milioni

“Promesse" di compravendite di immobili non mantenute per assicurarsi un costante credito Iva

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La Corte di Cassazione dà ragione all’Agenzia delle Entrate che ha scoperto il meccanismo fraudolento messo in atto da un gruppo imprenditoriale operante nel settore della costruzione di edifici residenziali. L’indagine condotta dalla Direzione provinciale delle Entrate di Trento ha già portato al recupero di 44,4 milioni di euro, tra imposte evase e sanzioni.
 
False “promesse di compravendite” - Tutto è partito da una verifica del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Brescia nei confronti di una società capogruppo con diverse ramificazioni sul territorio trentino. Nel corso dei controlli è emerso che alcune società del gruppo emettevano fatture molto elevate nei confronti di loro controllate a titolo di acconto per “promesse di compravendite di immobili”. Si trattava, in realtà, di operazioni inesistenti che consentivano uno spostamento contabile del debito Iva da una società all’altra per fare in modo che l’Iva fosse sempre a credito.  In pratica, l’intero gruppo societario aveva creato un sistema fraudolento che aveva permesso di non versare mai l’Iva dal gennaio 1995. Già alla fine degli anni ’90 tale meccanismo aveva prodotto un’evasione fiscale di oltre 16,5 miliardi di vecchie lire.
 
Gli esiti giudiziari - A partire dal 2001 la vicenda ha percorso tutti i gradi di giudizio fino alla Cassazione. Qui le tesi difensive dell’Agenzia dell’Entrate sono state accolte dando il via libera alla decisione definitiva dei giudici tributari di Trento che ha messo la parola fine alla frode.
 
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