Contabilità occulta usata come prova nel processo tributario
Mobilificio di Treviso deve all’Erario oltre 52 milioni di euro tra maggiori imposte, interessi e sanzioni
Le indagini - La Guardia di Finanza nel marzo del 2012 ha scoperto un vero e proprio nascondiglio segreto all’interno dei locali del mobilificio, contenente numerosi documenti extracontabili, buste intestate al personale per i compensi in nero e centinaia di migliaia di euro in contanti, valute straniere e oro. La “contabilità occulta” – sparsa tra appunti informali dell’imprenditore e diversi supporti informatici - è stata poi utilizzata per ricostruire l’entità milionaria dell’evasione di Ires, Irap, Iva e ritenute d’acconto, così come la prassi dei pagamenti in nero o “fuori busta” di fornitori e dipendenti. Le prove hanno fatto scattare i successivi accertamenti dell’Agenzia delle Entrate nei confronti dei titolari del mobilificio, che ne hanno contestato la legittimità.
La sentenza - La Commissione tributaria provinciale ha dato ragione all’Agenzia delle Entrate affermando che “la contabilità in nero risultante da appunti personali e informali dell’imprenditore, ovvero, da documentazione contenuta in floppy disk, costituisce valido elemento indiziario dotato dei requisiti di gravità, precisione e concordanza richiesti dalla legge”. Il mobilificio deve all’Erario oltre 52 milioni di euro tra maggiori imposte, interessi e sanzioni.