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Dati e statistiche

Patrimonio immobiliare italiano:
nel 2016 giù le tasse di 4,4 mld

Un'analisi ad ampio raggio elaborata da Agenzia e Df, che mette a fuoco l’identikit dei proprietari, le caratteristiche per distribuzione territoriale, le risposte ai bonus fiscali

Il 77,4% del totale, ovvero 8 famiglie su 10, proprietarie delle case in cui abitano, più di 25,7 milioni gli italiani in possesso di un appartamento, nell’81% dei casi sono dipendenti e pensionati, 4,7 milioni coloro che affittano i loro immobili. Nel 2014, gli interventi di ristrutturazione edilizia, riqualificazione energetica e messa in sicurezza degli edifici hanno fatto risparmiare ai contribuenti, grazie alle agevolazioni fiscali, oltre un miliardo di euro.
Sono soltanto alcuni dei dati riportati nel sesta edizione del volume “Gli immobili in Italia”, il report sul patrimonio immobiliare italiano al 31 dicembre 2014, elaborato dall’Agenzia delle Entrate e dal Dipartimento delle finanze, in collaborazione con il partner tecnologico Sogei, presentato oggi a Roma presso la sala polifunzionale del Mef.
Lo studio esamina la distribuzione della proprietà e del patrimonio immobiliare sul territorio nazionale, analizzando le caratteristiche socio-demografiche ed economiche dei proprietari, e dedicando particolare attenzione agli aspetti fiscali e agli sconti d’imposta di cui beneficiano i cittadini.
 
Abitazioni di proprietà, le “preferite” soprattutto al Sud e sulle Isole
Scorrendo lo Stivale si osserva che con l’82,9% del totale, il maggiore numero di famiglie con case di proprietà è concentrato al Sud e sulle Isole, segue il Nord, con il 75,3%, in coda il Centro con il 73,9%.
Entrando ancora più nel dettaglio dei dati 2014, gli immobili acquistati diventano abitazioni principali nel 62,6% dei casi, il 17,9% è utilizzato come seconda casa, l’8,8% locato, e il restante 2,8% è dato in uso gratuito a un proprio familiare.
 
Paese che vai valore che trovi
Seppure il calcolo del valore medio delle abitazioni su tutto il territorio nazionale porta a un risultato pari a circa 170mila euro per unità, ovvero a 1.450 euro a metro quadro (con un calo del 2,4% rispetto al 2013), è anche vero che sono notevoli gli oscillamenti a livello regionale, passando dai circa 285mila euro del Trentino Alto Adige ai circa 82mila del Molise.
L’analisi mostra, inoltre, un trend dei prezzi in generale discesa nelle 12 città italiane con più di 250mila abitanti, il decremento più sostanzioso è quello di Torino che scende di 11,4 punti percentuali.
In salita soltanto Milano con un +4,5%, e Venezia, che avanza dell’0,9 per cento.
Lo studio non perde di vista le pertinenze: una cantina costa in media circa 6mila euro, mentre un box/posto auto vale circa 22mila euro.
 
Lente di ingrandimento sulle tre principali metropoli
Focus dell’Agenzia e del Df, poi, sui tre maggiori centri italiani: Roma, Milano e Napoli.
Dall’analisi emerge che a Roma il 65% delle famiglie è proprietaria della casa di residenza, a Napoli la percentuale scende al 62% del totale, a Milano al 58 per cento.
A vivere in spazi più piccoli, invece, i milanesi. A Roma, infatti, le abitazioni sono di circa 103 metri quadri, a Napoli sono poco più piccole, con una superficie media di è 102 metri quadri, a Milano la casa media è di 88 metri quadri.
 
Dai dati fiscali, al profilo anagrafico del proprietario
Le dichiarazioni dei redditi rappresentano la base ideale per fotografare il proprietario “tipo”, le sue caratteristiche anagrafiche, il collocamento geografico, il ruolo lavorativo.
Dai dati dichiarati al Fisco per il 2014 emerge che oltre il 63,2% del totale dei contribuenti (40,7 milioni in tutto) sono proprietari di immobili o di parte di essi. Di questi, l’81,7% sono lavoratori dipendenti e pensionati. La distribuzione sul territorio ne conta più della metà al Nord (50,7%), il 23,1% al Centro e il 26,2% al Sud e sulle Isole.
Interessante il dato che mette a confronto i due sessi. Molto più cospicuo il numero degli uomini proprietari (la differenza è di 886mila unità), ma le case delle donne, nonostante il minor reddito del gentil sesso, sono di maggior pregio.
Cambiano angolo di osservazione, aumentano i proprietari senza figli a carico, che totalizzano il 76,6% del totale.
L’anno di nascita, invece, ci dice che i proprietari con meno di 35 anni rappresentano il 9% della popolazione, quelli con più di 65 anni il 32,6%, il 58,4% i proprietari di età compresa fra i 35 e i 65 anni.
 
Incrementate le locazioni
Nel 2014, sono stati 4,7 milioni i proprietari che hanno affittato un immobile: l’aumentato è di circa il 4,1% rispetto al 2012.
Stabile il canone medio annuo, che si attesta intorno a 9,7mila euro. La tabella delle età dei locatori mostra che il 34,9% è tra 51 a 70 anni, il 23,1% tra 31 e 50, gli ultrasettantenni sono il 22,2%, il 2,4% del totale ha meno di 30 anni.
Infine, nel 2013, in riferimento alle possibile opzioni di tassazione del canone, i contribuenti, nel 61% dei casi, hanno preferito la via ordinaria, nel 34% la cedolare secca e nel 5% la cedolare secca ad aliquota ridotta.
 
Via la Tasi per la prima casa
Dal 2016 è stata abolita la Tasi per le abitazioni principali non di lusso. L’effetto è stata una sostanziosa diminuzione del gettito, infatti, dei 4,4 miliardi di euro incassati in meno per la tassazione degli immobili, 3,6 miliardi sono dovuti proprio all’eliminazione di tale tributo.
I contribuenti che ne hanno usufruito sono 19,5 milioni, il 75% sono lavoratori dipendenti e pensionati. Il risparmio medio pro capite è stato di 175 euro.
 
Dall’analisi emerge, inoltre, che l’Imu versata lo scorso anno è stata pari a 18,8 miliardi e la Tasi sui servizi indivisibili a 1,1 miliardi, per un gettito complessivo di 19,9 mld di euro .
A conti fatti, per effetto dell’esenzione, nel 2016, il 48% del totale delle entrate tributarie da immobili proviene dall’Imu e solo il 3% dalla Tasi.
 
Spostandoci dalla sfera comunale a quella statale, il 21% del gettito deriva dagli immobili e soprattutto dalle imposte sui redditi, in primis da Irpef e cedolare secca sulle locazioni abitative. L’Iva sulle compravendite di immobili rappresenta il 13% delle entrate complessive, mentre le imposte di registro e bollo raggiungo il 7% del totale.
 
Riqualificare e ristrutturare, parole che piacciono al Fisco
Nel quadro complessivo non potevano mancare le agevolazioni fiscali per ristrutturazioni edilizie e riqualificazione energetica.
L’analisi rileva che dal 2005 al 2014 sono stati realizzati 17,1 milioni di interventi di recupero del patrimonio edilizio, per una spesa totale di 94,3 miliardi di euro circa, e una media, per opera, di 5,5 mila euro.
Più dettagliatamente, dallo studio emerge che nel 2014 sono stati 7,6 milioni i contribuenti che hanno richiesto il bonus per ristrutturazioni edilizie. La detrazione media ammonta a 542 euro per richiedente. I fabbricati interessati dai lavori sono stati 719,8 mila.
Passando l’attenzione al bonus per i lavori di riqualificazione energetica, nel periodo 2008-2014, si registrano 2,7 milioni di interventi, pari a una spesa totale di 19,3 miliardi di euro e una spesa media di 7,2 mila euro.
Il maggior numero di interventi connessi alle due agevolazioni è effettuato da ultra sessantenni.
 
Agevolazioni per difendersi dai terremoti
Purtroppo i gravi eventi tellurici iniziati ad agosto 2013, hanno richiesto misure di emergenza anche sotto il profilo fiscale e tra queste l’introduzione di una tassazione privilegiata per chi realizza interventi antisismici e di messa in sicurezza di edifici.
In particolare, dall’agosto 2013 a dicembre 2014 sono stati effettuati oltre 45mila interventi per 300 milioni di euro. Le detrazioni richieste ammontano a circa 19,7 milioni di euro, cui corrisponde un beneficio fiscale medio pari a 435 euro.
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