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Giurisprudenza

Deduzioni indebite per 5,6 milioni, l'Agenzia vince in primo grado

Nelle maglie del Fisco una società che opera nel mondo dello spettacolo

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Ricorso respinto. Così ha deciso il giudice tributario di primo grado riguardo al contenzioso da 5,6 milioni di euro ingaggiato dall'agenzia delle Entrate contro una società che opera nel campo dell'intrattenimento, offrendo servizi di intermediazione tra emittenti tv e personaggi dello spettacolo. Secondo la Ctp di Bergamo le decisioni dell'ufficio sono infatti "sicuramente convincenti, fondate e legittime": vanno dunque recuperati a tassazione i milioni di euro illegittimamente dedotti dalla srl, perché non inerenti alla sua attività.

Tutto comincia quando, dopo una verifica fiscale, l'ufficio delle Entrate notifica alla società due avvisi di accertamento ai fini Irpeg (oggi Ires), Iva e Irap, con cui vengono recuperati a tassazione costi che si reputa siano stati illegittimamente dedotti, perché non inerenti all'attività della srl, per un totale di oltre 5,6 milioni di euro, di cui 2,7 relativi al 2003 e 2,9 per il 2004. Di questi, le sanzioni ammontano a oltre 1,5 milioni di euro. La società fa ricorso, sostenendo che i costi che le vengono contestati - affitto di immobili, noleggio di autovetture e di barche, acquisto di biglietti aerei, spese in ristoranti - devono essere considerati inerenti, dato che la sua attività non consiste nella semplice e 'neutrale' intermediazione tra aziende e personaggi, ma in un più ampio servizio di creazione e promozione della "miglior cornice in cui inserire proficuamente la propria attività", attraverso "ogni tecnologia, pubblicità, stampa, tv, relazioni pubbliche, private, eventi culturali e mondani...". Tesi che non convince affatto il giudice, che approva in pieno l'operato dell'Agenzia.

Tra i costi portati in deduzione, spese per l'affitto di appartamenti a Milano e residence in Sardegna per oltre un milione di euro nel 2003 e 2004, dati in locazione alla società (che li usava per ospitare gli artisti) da imprese ad essa collegate; spese - 220mila euro - per l'affitto di immobili utilizzati gratuitamente dai dipendenti come abitazioni private; per l'ormeggio (oltre 25mila euro) di imbarcazioni non certo indispensabili per l'esercizio dell'impresa, anche queste concesse in uso gratuito a terzi. Ma anche 235mila euro di "prestazioni da ristorante", non deducibili perché fatture e ricevute sono risultate prive dell'indicazione del beneficiario e quindi, spiega la sentenza "presumibilmente non inerenti"; oltre 220mila euro relativi a fatture passive per l'acquisto di fiori, orologi, abbigliamento, soggiorni e quant'altro.

Numerose e per centinaia di migliaia di euro, poi, le fatture relative ad acquisti effettuati negli anni precedenti e di conseguenza recuperate a tassazione. Centinaia di migliaia di euro spesi e illegittimamente dedotti anche per il noleggio di aerei e imbarcazioni, per viaggi e crociere regalati ad amici e parenti o - recita la sentenza - a "persone che non hanno mai avuto rapporti commerciali" con la società.
Non documentate ma interamente dedotte anche le spese per organizzare il concerto di una nota star della musica italiana all'estero, che non ha mai avuto luogo, così come quelle sostenute per l'acquisto di un biglietto aereo Cuba - Milano per un big del pallone. I costi recuperati a tassazione - conclude la sentenza - "attengono a componenti negativi di reddito che non presentano caratteristiche tali da essere pacificamente ricondotti a quelli dotati di inequivocabili caratteri di inerenza" all'attività esercitata dalla società.
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