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Normativa e prassi

Sul decreto ingiuntivo pro fideiussore
l’imposta di registro va al 3 per cento

Si tratta di un provvedimento monitorio, recante una condanna al pagamento di somme o valori, senza involgere l’applicazione del principio di alternatività Iva/registro

martelletto giudice

All’atto della registrazione di un decreto ingiuntivo, ottenuto dal fideiussore nei confronti del debitore principale nell’ambito dell’azione di regresso, si applica l’imposta di registro proporzionale nella misura del 3 per cento, ai sensi dell’articolo 8, Tariffa, parte I, Dpr n. 131/1986. In tal caso, infatti, si è in presenza di un provvedimento monitorio, recante una condanna al pagamento di somme o valori, senza involgere l’applicazione del principio di alternatività Iva/registro.  Lo conferma l’Agenzia delle entrate nella risoluzione n. 70 del 30 luglio 2019, supportata dalle più recenti decisioni della Corte suprema.

Nei diversi gradi di giudizio pendono numerose controversie riguardanti la tassazione, ai fini del Registro, dei decreti ingiuntivi che condannano al pagamento di somme il debitore garantito a favore del fideiussore precedentemente escusso dal creditore del rapporto obbligatorio principale. In questi casi, i ricorrenti spesso ritengono applicabile a tali atti l’imposta di registro in misura fissa.

Con la risoluzione n. 70 del 30 luglio 2019, l’Agenzia delle entrate conferma quanto chiarito con un precedente documento di prassi (risoluzione n. 22/2017) che l’imposta si applica in misura proporzionale, supportata anche da numerosi interventi giurisprudenziali in senso conforme delle sezioni unite della Corte di cassazione, tra le altre la sentenza n. 18520/2019 (vedi “Decreto ingiuntivo del fideiussore: l’imposta di registro è proporzionale”).

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